Lo sgretolamento della Bastiglia penitenziaria italiana

Il 14 luglio di 234 anni fa, il Popolo francese, alle prese con una gravissima crisi politica, economica e sociale, attaccò e prese il controllo del carcere reale di Parigi.
La Bastiglia fu assediata in quanto simbolo di un inaccettabile assolutismo monarchico, con l’obiettivo di appropriarsi delle armi depositate al suo interno e di mettere fine agli sprechi di denaro che avvenivano al suo interno.
Con un atto di ribellione, oggi simbolo della lotta per la libertà degli oppressi, il Popolo francese ha dimostrato di saper essere Sovrano imprimendo un significativo cambio di rotta nelle Istituzioni.

Ebbene, in chiave metaforica, possiamo sostenere che il Popolo della Polizia Penitenziaria vive oggi le condizioni per sostenere tutte le iniziative, in una immancabile cornice di legittimità e nel rigoroso rispetto dell’Ordinamento costituzionale, di “ribellione” verso una gestione assolutistica del Corpo da parte della dirigenza amministrativa penitenziaria che alla Polizia Penitenziaria non appartiene.
La crisi del sistema penitenziario italiano, dovuta sia a scelte scellerate della Politica degli ultimi decenni, sia agli evidenti limiti di una classe dirigente incapace di esprimere (perché probabilmente disinteressata) una governance istituzionale funzionale all’attuazione dell’art. 27 della Costituzione, ci risulta sia stata affrontata e superata grazie alle ultime iniziative, contenute nel Decreto legge 75/2023 in materia di organizzazione della Pubblica Amministrazione, che aumenta annualmente fino ad oltre 13mila euro lo stipendio dei direttori degli Istituti e, leggete bene, anche di tutti gli Uffici dipartimentali e provveditoriali.

Certo, 4500/5000 euro netti mensili (solo 3800 euro di stipendio base riservato ai direttori con 23 anni di servizio, incomprensibilmente agganciati agli stipendi dei dirigenti della Polizia di Stato), più i 1000/1200 euro mensili di straordinari (al superamento, che non si nega a nessuno, di 40 ore mensili fino al limite di 60 ore), non certo potevano ritenersi sufficienti per compensare i rischi e i sacrifici di chi, dalle refrigerate poltrone degli Uffici delle direzioni, combatte il crimine, sostiene i percorsi rieducativi, prende schiaffi e calci dai detenuti, RISCHIA LA VITA, ecc…!!!
Del resto, l’efficienza del sistema penitenziario, fallimentare sotto ogni profilo, non poteva non essere adeguatamente ricompensata, a discapito di chi realmente serve lo Stato con reali pregiudizi e con palese spreco delle risorse pubbliche, che di certo potevano meglio essere impiegate!!!

A mero titolo di esempio, basti considerare:

  • la formazione riservata al personale del Corpo, del tutto inadeguata per operatori di Polizia, in quanto determinata da personale civile che, in taluni casi, è anche orientato ideologicamente contro chi indossa le uniformi;

  • le lungaggini procedurali, l’ottusità burocratica, che attanaglia gli Uffici della Polizia Penitenziaria, gestiti da dirigenti penitenziari spesso ostili alla crescita del Corpo (uffici di diretta gestione, di
    approvvigionamento, di promozione istituzionale, ecc.). Lentezza e penalizzazioni, anche nelle
    promozioni, che non di certo riguardano il personale della dirigenza civile, sempre pronta a rivendicare quanto riconosciuto al Comparto Sicurezza a cui non appartiene e disinteressata a dotarsi di un proprio contratto di lavoro a distanza di ben 17 anni;

  • l’assenza, nonostante le evidenze quotidiane, di qualsivoglia iniziativa concreta per contrastare le
    aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, che segnano i dipendenti e le loro famiglie;

  • la mancata emanazione di un Regolamento di Servizio del Corpo, così come previsto dai Correttivi al
    Riordino (decreto legislativo 172 del 2019), che dia dignità di funzioni alla classe dirigente della Polizia Penitenziaria, oggi annullata a “compiti di concetto” del Ruolo degli Ispettori, e, dunque, incapace di esprimere le “funzioni dirigenziali” che l’Ordinamento giuridico italiano riconosce a tutta la dirigenza del Paese;

  • lo stato di manutenzione delle carceri italiane (con manodopera detenuta inutilizzata anche a fronte della possibilità di ricorrere ai cd. lavori di pubblica utilità) con l’alibi, mai adeguatamente accertata, di assenza di risorse economiche;

  • l’assenza di reali progettualità di reinserimento sociale per le persone detenute, in taluni casi costrette a permanere in “gabbie” di Stato in condizioni di gran lunga peggiori rispetto a quelle che vivono gli animali negli zoo, come anche censurato dalle Autorità di garanzia e dal Comitato per la prevenzione della tortura. Non sarebbe stato più saggio RICONOSCERE AI POLIZIOTTI PENITENZIARI ABBANDONATI NELLE SEZIONI DETENTIVE O IMPEGNATI NEI GRAVOSI SERVIZI DI SICUREZZA PENITENZIARIA SUL TERRITORIO UNA INDENNITA’ DI IMPIEGO OPERATIVO, quale segnale tangibile di vicinanza per chi lavora in condizioni talvolta inumane, lasciando che i dirigenti penitenziari continuassero a sbarcare il lunario con i 4500/5000 euro mensili?????

Anche per questo siamo pronti a manifestare a Montecitorio il prossimo ottobre, per far conoscere le reali condizioni di lavoro e di considerazioni che l’Amministrazione dei dirigenti penitenziari riserva alla Polizia Penitenziaria, un Corpo di Polizia dello Stato che non può più essere annichilito da un Dipartimento che dimostra, ogni giorno di più, di non meritarlo.

VIA LA POLIZIA PENITENZIARIA DAL DAP
IMMEDIATA ISTITUZIONE DEL DIPARTIMENTO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA!!!

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