Continue mortificazioni per la Polizia Penitenziaria

In queste ultime settimane, come del resto da tempo accade, la Polizia Penitenziaria non ha fatto altro che arretrare, grazie all’assenza di attenzione dipartimentale e governativa rispetto alle esigenze operative e organizzative del Corpo.
Solo martedì scorso, la Camera dei Deputati, a dimostrazione della considerazione riservata al personale della Polizia di Stato, ha approvato all’unanimità un ODG in cui “il governo assume l’impegno di costituire un POLO UNICO INPS per la Polizia di Stato”, il che significa offrire la possibilità ai poliziotti del Dipartimento della Pubblica Sicurezza di “trattare autonomamente le pratiche delle pensioni così come avviene da tempo per i dipendenti delle altre Forze di Polizia”, ma non certo per la Polizia Penitenziaria, penalizzata dalla disgrazia di dipendere dal un Dipartimento del Ministero della Giustizia (il DAP) che pensa unicamente al benessere della dirigenza amministrativa penitenziaria.
L’interesse del DAP, rispetto ad una crisi senza precedenti del sistema penitenziario italiano, è espresso a
chiare lettere nel Decreto Legge 75/2023, che aumenta annualmente di oltre 13mila euro lo stipendio dei direttori degli Istituti e di tutti gli Uffici provinciali, regionali e dipartimentali.
Poveri Padri Costituenti, incentrati su un articolo (il 27) ogni giorno annichilito da una governance amministrativa inadeguata e disinteressata al suo perseguimento.
Le carceri italiane anziché essere territorio dello Stato dove attivare percorsi trattamentali rieducativi, con impegno serio da parte di chi è deputato a dirigere gli Istituti, sono diventate “piazze di spaccio” dove entrano chili di droga, “luoghi di reclutamento” per la criminalità e a sostenerlo non sono le chiacchiere da bar ma stimatissimi Procuratori della Repubblica italiana.
A titolo di mero esempio, dalla rassegna stampa emergono in tal senso le dichiarazioni ascritte al dott. Pierpaolo Bruni, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere; al dott. Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro; al dott. Giovanni Melillo, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, ecc.
Ma, forse, la ricostruzione che meglio chiarisce le disastrate condizioni del sistema penitenziario italiano la offre un Procuratore antimafia del calibro di Sebastiano Ardita, già Direttore della Direzione Generale dei detenuti: “le carceri si sono trasformate in centri di controllo telefonico e telematico delle attività criminali, in piazze di spaccio dove circola liberamente la droga, in succursali dei quartieri e delle famiglie di cosa nostra”.
Rispetto a inefficienze penitenziarie che umiliano la Repubblica italiana, nel Decreto Legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione assistiamo, in aggiunta ad incomprensibili aumenti stipendiali, ad ulteriori aumenti nelle dotazioni organiche della dirigenza responsabile della gestione delle carceri:
aumento di ben 30 posti di direttore (senza neanche esplicitare dove saranno collocati) e di un dirigente generale penitenziario.
Anche di questo vogliamo pubblicamente ringraziare il Capo Dipartimento del DAP e il Governo, completamente assenti rispetto ai propri doveri di attuare la LEGGE, esattamente quella che il Legislatore ha scritto, con i decreti legislativi del 2017 (n. 95) e del 2019 (n. 172), del tutto disattesi, come se il Potere legislativo non fosse riconosciuto dal DAP e dalle sue gerarchie!!!
Ci riferiamo alla mancata definizione dei POSTI DI FUNZIONE di tutti i FUNZIONARI E DIRIGENTI della POLIZIA PENITENZIATIA, alla mancata istituzione delle DIVISIONI della POLIZIA PENITENZIARIA, alla mancata istituzione delle DIREZIONI GENERALI della POLIZIA PENITENZIARIA, alla mancata emanazione del REGOLAMENTO DI SERVIZIO della POLIZIA PENITENZIARIA, tutti obblighi di Legge inattuati a partire dal 2017.
A tali richieste aggiungiamo, ancora fiduciosi, risposte a queste tragedie organizzative:
- adeguata formazione per il personale del Corpo, ad oggi del tutto inappropriata per operatori di Polizia, in quanto determinata da personale civile che, in taluni casi, è anche orientato ideologicamente contro chi indossa le uniformi; CORSI FARSA DI POCHI MESI IN MODALITA’ HOME WORKING;
- risposte istituzionali per contrastare le AGGRESSIONI AL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA, che danneggiano dipendenti e famiglie;
- lentezza nelle PROCEDURE DI PROMOZIONE e di ELERGIZIONE DELLE RICOMPENSE (COMPRESE QUELLE CONNESSE ALLA PANDEMIA DA COVID), degni solo di una comunità tribale, che penalizzano i poliziotti penitenziari;
- mancato assurdo aggiornamento, dal lontano 2018, del RUOLO DEL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA (quello dei dirigenti penitenziari e del personale del Comparto funzioni centrali
aggiornato al 2023).
Anche per questo siamo pronti a manifestare a Montecitorio il prossimo ottobre, per far conoscere le reali condizioni di lavoro e di considerazioni che l’Amministrazione dei dirigenti penitenziari riserva alla Polizia Penitenziaria, un Corpo di Polizia dello Stato che non può più essere annullato da un Dipartimento che dimostra, ogni giorno di più, di non meritarlo.
VIA LA POLIZIA PENITENZIARIA DAL DAP
IMMEDIATA ISTITUZIONE DEL DIPARTIMENTO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA!!!