Sovraffollamento carcerario - potenziamento dell’esecuzione penale esterna.

La crisi del sistema penitenziario italiano, il sovraffollamento delle strutture carcerarie, l’assenza di reali percorsi rieducativi funzionali al reinserimento sociale, le continue aggressioni ai danni del personale di Polizia Penitenziaria e le tragedie degli ultimi giorni (tre persone detenute morte nel giro di poche ore), non possono essere affrontate prospettando soluzioni insostenibili, quali ad esempio il riadattamento di ex caserme in uso al Ministero della Difesa da trasformare in strutture detentive “leggere” per custodire
detenuti meno pericolosi.

I costi di riconversione di strutture demaniali in disuso da anni e nate con destinazioni e finalità del tutto lontane da quelle che dovrebbero caratterizzare gli Istituti penitenziari, unitamente agli enormi costi di gestione di nuovi immobili e alle inevitabili esigenze di reclutamento di personale di tutti i profili penitenziari (direttori, educatori, contabili, ecc.) e del Comparto Sicurezza (poliziotti penitenziari), rendono evidentemente impraticabili idee che per quanto “affascinanti” e che da anni si rilanciano nei momenti di “saturazione” del sistema carcerario, sono del tutto disfunzionali a ridurre il sovraffollamento carcerario che attanaglia l’esecuzione penale italiana.
Nel condividere l’esigenza di individuare un’altra collocazione per una fetta rilevante di detenuti, soprattutto quelli affetti da patologie psichiatriche e di tossicodipendenza, ipocritamente “scaricati” nei penitenziari con tutte le intuibili ricadute sul buon andamento degli Istituti (sulle condizioni di ordine e sicurezza per la praticabilità di seri percorsi trattamentali in favore della popolazione detenuta), riteniamo che la risposta alle condizioni di invivibilità delle carceri italiane vada individuata nel potenziamento dell’esecuzione penale esterna, delle misure alternative e delle pene sostitutive.
Per decongestionare gli Istituti penitenziari italiani, senza per questo abdicare al dovere di applicare la legge e di riservare risposte punitive agli autori di reati, proponiamo il potenziamento del sistema dei controlli già da alcuni anni nelle prerogative della Polizia Penitenziaria, attraverso un ampliamento della dotazione organica del Corpo delle occorrenti unità, con impiego vincolato nell’ambito dei Nuclei di Polizia Penitenziaria istituiti presso gli Uffici di esecuzione penale esterna, in rapporto di dipendenza diretta dalla Magistratura di Sorveglianza ed in coordinamento con l’Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza.
Dal 2017, con decreto del Ministro della Giustizia del 1° dicembre, sono state, infatti, declinate le nuove funzioni di controllo cui è chiamata la Polizia Penitenziaria sull’osservanza delle prescrizioni caratterizzanti le misure alternative alla detenzione (di cui alla legge 354/1975).
Tali competenze istituzionali sono state richiamate e potenziate anche con riguardo alle pene sostitutive della semilibertà, della detenzione domiciliare e del lavoro di pubblica utilità, con la recente Riforma del processo penale (d.lgs. 150/2022 che ha modificato l’articolo 65 della legge 689/1981).

Il Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, con l’emanazione di puntuali Linee Guida (del 25 agosto 2022) ha specificatamente individuato le modalità di coordinamento delle attività di verifica e controllo delle prescrizioni delle misure alternative alla detenzione, per le evidenti ricadute che tali operazioni comportano sul territorio.
Allo stato e nonostante gli sforzi profusi a livello di C.P.O.S.P. presso le Prefetture della Repubblica, tale atto di indirizzo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza risulta completamente disatteso, complice anche l’assenza di adeguato interesse da parte dei competenti Dipartimenti del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e della Giustizia minorile e di comunità, rispetto allo svolgimento di compiti istituzionali della Polizia Penitenziaria che hanno evidenti ricadute sul rispetto delle leggi, delle misure di esecuzione penale e sulla sicurezza dei Cittadini.

Alle Autorità del Ministero dell’Interno tanto si inoltra per gli approfondimenti di competenza, in considerazione delle qualifiche di Pubblica Sicurezza attribuite agli appartenenti alla Polizia Penitenziaria che, a distanza di ben 6 anni dall’attribuzione di chiare competenze istituzionali, si ritrova Forza di Polizia dello Stato impossibilitata/paralizzata all’esercizio delle proprie funzioni di verifica e controllo sulle misure di esecuzione penale esterna.
Anche per questo siamo pronti a manifestare a Montecitorio il prossimo ottobre, per far conoscere le
reali condizioni di lavoro e di considerazioni che l’AMMINISTRAZIONE DEI DIRIGENTI PENITENZIARI NON CERTO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA riserva a un Corpo di Polizia dello Stato che non può più essere gestito da Dipartimenti incapaci di valorizzarlo.

VIA LA POLIZIA PENITENZIARIA DAL DAP
IMMEDIATA ISTITUZIONE DEL DIPARTIMENTO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA!!!

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