Proposta di istituzione di “aliquote” di Polizia Penitenziaria presso le“Sezioni di Polizia Giudiziaria”.

Le preminenti funzioni di un operatore di Polizia, unitamente alle connesse prerogative, si riconnettono agli status di “pubblica sicurezza” e di “polizia giudiziaria” e questa impostazione non può che valere
anche per i poliziotti penitenziari, a dispetto di quanto ipocritamente negato da chi farfuglia di “opere di rieducazione” e non di “polizia”, per descrivere l’operato degli appartenenti al Corpo.
L’obiettivo ideologico evidentemente perseguito, con tale penosa ricostruzione, non può che essere quello di annullare ogni autonomia tecnico-professionale ai poliziotti e rinnegare l’esistenza stessa della categoria professionale istituzionalmente deputata ad occuparsi dei percorsi rieducativi e di reinserimento sociale delle persone detenute: i funzionari giuridico-pedagogici ed il personale del Comparto Funzioni Centrali, ivi compresa la dirigenza penitenziaria.
Ai sensi dell’art. 56 del codice di procedura penale, le funzioni di polizia giudiziaria sono svolte alle dipendenze e sotto la direzione dell'Autorità giudiziaria: dai “servizi di polizia giudiziaria”, dalle “sezioni di polizia giudiziaria” istituite presso ogni procura della Repubblica e dagli “ufficiali e dagli agenti di polizia giudiziaria”, cui la legge fa obbligo di compiere indagini a seguito di una notizia di reato.
Fermo restando il quotidiano svolgimento delle funzioni di polizia giudiziaria da parte della Polizia Penitenziaria, in veste di “organo generico” (ufficiali e agenti di PG), ovvero mediante un “servizio centrale” (il N.I.C.) e undici “servizi regionali” (i N.I.R.) di polizia giudiziaria, il Corpo necessita, per lo sviluppo completo delle attività di indagine che avvia ed alimenta con tanta passione e competenza, della
immediata istituzione di “aliquote” di Polizia Penitenziaria presso le Sezioni di Polizia Giudiziaria delle Procure della Repubblica italiana.

La richiesta nasce con l’avvertita esigenza di collaborare più proficuamente con i Procuratori della Repubblica, anche in considerazione del peculiare e non sempre adeguatamente conosciuto contesto dell’esecuzione penale “penitenziaria” da parte di altri organi di Polizia, e fungerebbe da importante “motivatore” per i Poliziotti Penitenziari, gli unici a non essere presenti, mediante proprie “aliquote”, nelle
Sezioni di Polizia Giudiziaria italiane.

Siamo consapevoli che l’impiego presso le Procure della Repubblica assorbirebbe ulteriore personale e,
pertanto, veicoliamo la seguente proposta:

  • previsione di aliquote di PG della Polizia Penitenziaria unicamente presso gli Uffici giudiziari strategicamente più delicati, es. procure distrettuali (in totale 26) ovvero quelle più grandi, così da
    supportare anche la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ove opera un Nucleo specializzato di Polizia Penitenziaria;
  • il personale di tali aliquote, ipotizziamo 150 unità, potrebbe essere recuperato dai maggiori Reparti
    del Corpo istituiti presso gli Istituti penitenziari: basterebbe, ad esempio, recuperare una sola unità di
    Polizia Penitenziaria da 150 Istituti (rispetto ai 190 attivi).

Il problema della carenza di personale non può essere invocato sistematicamente a mò di alibi per inibire la crescita del Corpo e l’efficientamento dello stesso Sistema Giustizia.

Più che appigliarsi sempre alle carenze di organico bisognerebbe interrogarsi sulle quotidiane assenze dal
servizio del personale, che in taluni Reparti raggiungono anche il 30-35% del contingente assegnato. Probabilmente va contrastata la demotivazione prima ancora che le proposte di crescita per il Corpo. Una
iniziativa come questa, che sottoponiamo alla Vostra attenzione per i necessari immediati interventi, al contrario, fungerebbe da “volano motivatore” per operatori abbandonati a se stessi, privi di formazione/addestramento, di protocolli di intervento, di dotazioni adeguate e di prospettive di impiego professionale al passo con i tempi!
Oggi i poliziotti penitenziari vivono in contesti istituzionali degni del Basso Medioevo, in prigioni di Stato
senza alcun riconoscimento sociale, a differenza degli altri operatori del Comparto Sicurezza.

ADOPERIAMOCI PER LA POLIZIA PENITENZIARIA, SALVIAMOLA DALL’AGONIA PENITENZIARIA!

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