Direzione Generale Detenuti e Trattamento - equiparazione del trattamento per l'erogazione del buono pasto per il personale di Polizia Penitenziaria.
In riferimento alle note CON.SI.PE. prot. n. 676/2025 del 21.09.2025; prot.
GDAP.20/10/2025.0450208.U dell’Ufficio III-Relazioni Sindacali- Direzione generale del Personale, con la quale Codesta Direzione Generale ha rappresentato le procedure di gestione adottate dalla Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento (D.G.D.T.) in ordine al computo e alla conseguente erogazione del buono pasto per il personale ivi in servizio.
Questa Confederazione, pur prendendo atto delle informazioni trasmesse, è costretta a rilevare che la comunicazione non ha fornito il necessario e fondamentale riscontro giuridico-interpretativo alla questione sollevata.
La risposta si è limitata a una descrizione di prassi organizzative interne, eludendo la necessità di una chiara e motivata valutazione in termini di identità ed equiparazione del personale. Si reitera pertanto il quesito fondamentale, rimasto inevaso, che attiene alla presunta distorsione interpretativa applicata da codesta Amministrazione: quali sono le ragioni di diritto che impediscono di considerare ed equiparare il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio presso la D.G.D.T. a quello impiegato negli Istituti Penitenziari, ai fini del riconoscimento automatico del buono pasto, conformemente ai principi della normativa vigente e della giurisprudenza della Suprema Corte (cfr. pronuncia n. 25525/2025), in presenza di servizio eccedente le sei ore in assenza di servizi mensa?
Si prende altresì atto che l'articolazione oraria su 7 ore e 12 minuti (8:00/15:12) non è stata ritenuta "funzionale alla specificità delle attività" della Direzione Generale in esame e, pertanto, non risulta consentita.
Tale motivazione, attestando una specificità operativa tale da imporre turni e rientri (8:00-17:30), rafforza la nostra istanza: la medesima specificità non può essere invocata per negare un beneficio connesso al prolungamento orario, applicando di fatto una discriminazione di trattamento che non trova giustificazione nella natura del servizio svolto.
Si sollecita pertanto l'immediata rivisitazione della prassi adottata e l'urgente emissione di una direttiva che assicuri l'equiparazione del diritto al buono pasto, ponendo fine a quella che appare essere una "situazione comodamente trascurata".
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