Iniziative formative e di addestramento/aggiornamento professionale che interessano il Corpo.

Con l’intento di stimolare, negli organi di Vertice, una seria riflessione, ovvero un’approfondita analisi, in ordine ai fabbisogni formativi, in sede di reclutamento del personale di tutti i Ruoli del Corpo di Polizia Penitenziaria, e di successivo addestramento e aggiornamento professionale, si inoltra, in allegato, la nota
circolare del Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza che interessa le attività professionali degli operatori della Polizia di Stato (anno 2021).
Nella consapevolezza che appartenere ai Ruoli della Polizia Penitenziaria, forza di Polizia dello Stato, ad ordinamento civile, non significa appartenere ai ruoli professionali del Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziaria, e men che meno di qualsivoglia Dipartimento del Ministero della Giustizia, ma far parte di una peculiare AMMINISTRAZIONE DELLO STATO che è il CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA, si chiede con urgenza di conoscere gli intenti del DAP e del DGMC in ordine alle iniziative formative e di addestramento/aggiornamento professionale che interessano il Corpo.
Il personale di Polizia Penitenziaria non è, per precisa volontà del Legislatore e chiara previsione Costituzionale, associabile agli operatori penitenziari, in considerazione dell’appartenenza del Corpo al Comparto Sicurezza dello Stato e non già a quello penitenziario (esattamente come la Polizia Stradale, la Polizia Ferroviaria o la Polaria non sono riconducibili al personale delle società Autostrade, Trenitalia o del contesto aeroportuale).
Agli operatori penitenziari, direttori/educatori/assistenti sociali, ecc. spetta il primario compito della rieducazione sancito dall’art. 27 della Costituzione.
Il processo di riabilitazione delle persone detenute e di internate, non essendo ascrivibile ad alcuna funzione di Polizia, non può che interessare marginalmente il personale del Corpo, cui spetta garantire ordine e sicurezza ed esercitare funzioni di polizia, ante e post delictum, (nello spaccato penitenziario, nei servizi esterni e nelle innumerevoli attività istituzionali previste con l’appartenenza al Comparto Sicurezza dello Stato).
La Polizia Penitenziaria ha necessità di una formazione mirata, che non è non nelle “corde” e nelle conoscenze di personale del Comparto Funzioni Centrali (dirigenti penitenziari ed educatori) che oggi governa, senza alcuna competenza tecnica di Polizia, una delle più delicate fasi dell’Organizzazione che questa Confederazione intende tutelare.
I risultati fallimentari sono sotto gli occhi di tutti e non c’è possibilità alcuna di ricorrere alle solite litanie,
ai soliti sotterfugi/alibi istituzionali:
mancanza di formazione adeguata, con corsi iniziali per Agenti di Polizia Penitenziaria dimezzati a 6 mesi, e nei fatti ridotti a 5-6 settimane effettive presso Scuole ed Istituti di istruzione;
personale, di ogni Ruolo, impreparato alla gestione degli eventi critici in Istituto e nell’ambito di tutti servizi demandati al Corpo (traduzioni, controllo sul territorio, servizi di tutela, gestione minorile, ecc.), per mancata definizione di protocolli/procedure ufficiali legittimate dalla scala gerarchica;
operatori non abilitati alla conduzione dei veicoli di Polizia, per mancata previsione del modulo, di soli 5
giorni, destinato al conseguimento della prescritta patente di servizio (a differenza di quanto avviene nelle
altre Forze di Polizia), nonostante le evidentissime esigenze operative che determinano il ricorso all’uso di
veicoli da parte degli operatori (oltre 160mila servizi di traduzioni annui; decine di migliaia di notifiche di atti nel contesto territoriale esterno; migliaia di servizi di scorte alle Autorità sottoposte a tutela e di accompagnamenti per ragioni di servizio; avvio dei servizi di controllo nell’area penale esterna, ecc);
assoluta sconoscenza delle materie che dovrebbero informare l’attività di un poliziotto (polizia giudiziaria, polizia di sicurezza e polizia stradale);
sistemi informativi e banche dati in uso al Corpo, completamente ignorati dalla quasi totalità degli operatori (es. SDI, SIAT, AFIS, ecc.);
mancata fornitura di vestiario, persino in occasione dei corsi di formazione iniziali, per non dire degli equipaggiamenti di Reparto, previsti per gestire gli scenari di crisi, che dovrebbero essere le riserve auree
delle Forze di Polizia.
La lista delle inefficienze istituzionali potrebbe proseguire con decine e decine di punti, ma in questa sede
preferiamo rammentare unicamente che in materia di istruzione, addestramento professionale, formazione e specializzazione del personale delle Forze di Polizia, si radicano precise competenze in seno al Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica ai sensi dell’art. 19 della Legge 1 aprile 1981, n. 121.La formazione della Polizia Penitenziaria va assicurata dalla dirigenza del Corpo, ovvero, avvalendosi di personale delle altre Forze di Polizia, competente in relazione ai comparti di specialità.
Diffidiamo, pertanto, i Dipartimenti dell’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia minorile e di Comunità ad adeguare la formazione professionale, l’addestramento/aggiornamento professionale degli operatori di Polizia Penitenziaria a precisi canoni che tendano a rendere il personale del Corpo consapevole e formato ad affrontare le criticità che i SERVIZI DI POLIZIA richiedono.
Diversamente saremo, nostro malgrado, a segnalare all’Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, in virtù delle prerogative che la legge le conferisce, le inefficienze che riguardano la formazione e l’addestramento/aggiornamento professionale che interessano il Corpo di Polizia Penitenziaria, investito delle funzioni permanenti di Agente/sost. Ufficiale di Pubblica Sicurezza.