Formazione al tutoring

Con riferimento alla nota GDAP 0302006.U del 27 luglio 2023, con la quale si comunica l’intendimento
da parte di Codesta Direzione Generale di riavviare un progetto specifico volto a rafforzare la rete di tutoring i cui destinatari saranno sia coloro che , negli ultimi tre anni, hanno già svolto funzioni di tutor ( e verrebbe da chiedersi quali requisiti siano allora stati richiesti) , sia coloro che potranno rispondere all’interpello per n.50 nuovi tutor e ai quali viene richiesto quale requisito di partecipazione “prestare servizio(o avere prestato servizio per almeno 5 anni) in istituto penitenziario (punto 2 lett. f).
Orbene viene spontaneo chiedersi: PERCHE’?
Fin tanto ci si riferisca alla figura del trainer in istituto di tirocinio non si avrebbe nulla da obiettare circa la provenienza o la fattiva contezza delle dinamiche di istituto penitenziario in tale occasione; ma in aula, in ambito puramente didattico e di interfaccia amministrativa e organizzativa afferenti le quotidianità meramente “scolastiche” degli allievi in formazione, perché pretendere un requisito quale l’anzianità di istituto piuttosto che anche un bagaglio culturale oltre gli altri punti definiti tra i requisiti richiesti)???

Eppure anche l’immagine di una presenza preparata e competente di tutoraggio in aula fa ben figurare e sperare agli stessi docenti, spesso di alto spessore professionale, così come riferimento agli stessi discenti che spesso riversano sul tutor incapacità di dialogo o di confronto oratorio e che, se, dinanzi ad una figura culturalmente e professionalmente preparata, troverebbero stimolo per non cedere all’ignoranza e alla svogliatezza??

Dare l’opportunità a tutto il personale di poter considerare le stesse opportunità, di non vedersi messo da parte perché impiegato in Uffici e con breve anzianità di istituto, svolgere compiti istituzionali non di certo di mero spessore amministrativo perché in taluni Uffici e Direzioni Generali (es. DGDT- si consenta l’acronimo) non è molto diverso il carico di lavoro e responsabilità di uffici Matricola o Comando degli Istituti Penitenziari, se pur con la importante differenza di personali incontri con la popolazione detentiva , significherebbe determinare uno scrimen che inficia e determina un disvalore a quel piano formativo tanto ambizioso che la Direzione Generale della Formazione ha inteso finalmente di progettare per restituire all’Amministrazione la sua essenza dignitaria di riferimento per un senso di esecuzione della pena che venga istillato proprio attraverso la formazione quale strumento di umanità e rieducazione e reinserimento nei confronti degli utenti ristretti.
E come non farlo anche attraverso tutti gli operatori coinvolti nei percorsi didattici?
Si richiede, quindi, una rettifica della nota indicata in oggetto, con una integrazione che non determini una discriminazione e pregiudizio in termini formativi al personale interessato.

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